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ByConfsal Catania

Convegno – Conversando in Sicilia: Spunti e Riflessioni 3° Edizione – “Il ruolo del Dirigente Sindacale nel sistema fnA”

Convegno

“Il ruolo del Dirigente Sindacale nel sistema fnA”

Sabato 23 luglio 2016

Castello di Donnafugata – Ragusa

L’iniziativa nasce tre anni fa su spinta della direzione sindacale Confsal della provincia di Catania. Incontrarsi e confrontarsi è una grande opportunità di crescita, ma è anche diventata un’esigenza che ogni anno coinvolge i rappresentanti sindacali di un territorio sempre più vasto. Il convegno “Conversando in Sicilia: Spunti di Riflessione” è organizzato dalle province di Catania e Ragusa con la partecipazione e il sostegno della direzione nazionale Confsal, dei rappresentanti provinciali e regionali siciliani e di tutte le sigle appartenenti alla famiglia fnA. Ciascuno ha rilasciato una dichiarazione sul ruolo del dirigente sindacale, da cui nascono le parole chiave umiltà, disponibilità e preparazione quali caratteristiche fondamentali per un buon rappresentante dei lavoratori. In calce al presente scritto, il discorso completo di Eliana Torrisi, Segretaria Territoriale fnA – Confsal Catania/Acireale, definito dal segretario Nazionale Generale fnA – Confsal, Cosimo Nesci, “esempio chiaro e analitico di analisi dell’Organizzazione nelle forze, nelle debolezze e negli obiettivi futuri”.

A cura di Desirée Miranda

Presiedono

Maria Mamone – Segretaria Nazionale SNALV – Confsal Rosario Meli – Segretario Regionale fnA – Confsal

Finella Mazza – Responsabile Zonale fnA – Confsal S. Croce Camerina

Introduzione

Gabriele Schirmo – Segretario Provinciale fnA – Confsal Ragusa

Comunicazione

Eliana Torrisi – Segretaria Territoriale fnA – Confsal Catania/Acireale

Giorgio Fede – Segretario Territoriale fnA – Confsal Ragusa/Agrigento

Interventi dei segretari di federazione

Dibattito

Conclusioni

Cosimo Nesci – Segretario Nazionale Generale fnA – Confsal

Cosimo Nesci

Segretario Nazionale Generale fnA – Confsal

Stiamo avviando un nuovo progetto per realizzare in Italia un sindacato diverso: propositivo e non demagogico. In questa sfida incontrarsi è fondamentale e, ancora una volta, la Sicilia è in prima linea. È una terra capace di organizzare nuovi modelli da esportare in tutte le province e in altre regioni italiane, una terra che sposa appieno la nostra mission. Potevamo percorrere diverse strade, la più comoda avrebbe di certo evitato di fare sindacato per concentrarsi sui servizi, settore dove gli operatori Confsal sono molto bravi, ma le carenze degli altri ci spingono a impegnarci in quest’ambito. Perché sia un buon sindacato però, occorrono buoni dirigenti, dotati di umiltà e al tempo stesso che diano risposte vere. Vogliamo un sindacato che non solo difenda il salario ma anche e soprattutto il lavoro e la dignità dei lavoratori. Sono queste le sfide che ci aspettano da ora innanzi.

Gabriele Schirmo

Segretario Provinciale fnA – Confsal Ragusa

Come segretario provinciale della fnA di Ragusa, sono orgoglioso di aprire i lavori del convegno organizzato nell’ambito di una iniziativa sindacale arrivata alla sua terza edizione. Un convegno che pone al centro il dialogo, gli spunti e le riflessioni e che rappresenta un momento fondamentale per la nostra Organizzazione. Un momento di riflessione su come siamo e su come dovremmo essere per meglio assistere i cittadini che si rivolgono a noi, perché il sindacalista è un fondamentale riferimento per ogni lavoratore.

Noi ci sentiamo dei veri sindacalisti e, al contrario di molte sigle sindacali il cui unico scopo è quello di raggiungere un certo numero di iscritti, abbiamo voglia di essere disponibili, leali e reali. Non facciamo accordi sotto banco con le aziende e con la classe politica. I dirigenti di altre organizzazioni hanno spesso venduto i lavoratori per mero interesse personale o di sigla offuscando la figura del sindacalista mentre noi, invece, vogliamo ridare lustro a questo ruolo importante e quindi ridare fiducia ai lavoratori.

Eliana Torrisi

Segretaria Territoriale fnA – Confsal Catania/Acireale

Cultura e formazione sono le caratteristiche che deve sicuramente avere, oggi, un buon dirigente sindacale. Deve sapere distinguere i vari contratti di lavoro e sapersi adeguare ad ogni contesto di vita, perché sono varie le categorie di cui occuparsi: dall’operaio all’agricolo, dal dirigente al medico, dai lavoratori dell’aeroporto a quelli del teatro Bellini. C’è un gran bisogno, inoltre, che il sindacalista torni tra la gente, ma deve farlo con cultura. Nel corso degli anni i sindacati hanno tralasciato i lavoratori, hanno pensato più a politiche di convenienza che alle esigenze di chi dovevano difendere, ma è chiaro che è una strategia che non ha funzionato. Sarebbe opportuno abbandonare gli aspetti negativi del passato e puntare invece a richiamare tutti i lavoratori, sia a livello lavorativo che ricreativo. Credo che si sia persa la convivialità, la vita comunitaria ma invece, forse, la base da creare per progredire è proprio questa. È necessario che il sindacato non solo si percepisca come una grande famiglia, ma che lo sia davvero, perché il sindacalista e il sindacato non sono nulla senza il lavoratore. È come la teoria di Marx schiavo-padrone: il padrone non esiste se non c’è lo schiavo, ma non viceversa e così nel sindacato: il lavoratore continua a vivere senza il sindacalista, ma non il contrario.

Giorgio Fede

Responsabile Territoriale fnA – Confsal Ragusa/Agrigento

Fare sindacato oggi è difficile perché ci sono vari bastoni tra le ruote: da una parte le contingenze sociali, con la crisi che attanaglia tutti; dall’altra la politica che tende sempre più a occuparsi politicamente del sindacato con l’obiettivo finale di annullarlo. Fare sindacato oggi, inoltre, non significa più lottare con la controparte del lavoratore, ovvero l’azienda, ma cercare una soluzione insieme. Il sindacalista deve entrare in azienda e insieme a questa pensare a un percorso parallelo che possa accontentare tutti, perché se non c’è l’azienda non c’è il lavoratore. Per questo, però, servono dirigenti sindacali preparati e, dopo un’esperienza nell’organizzazione di altre sigle, posso affermare con certezza che, in quanto autonomo, il nostro sindacato applica il criterio del merito. Se hai le capacità hai anche la massima fiducia e la massima libertà di azione. In più, poiché non vieni pagato per ricoprire questo ruolo, devi essere davvero un appassionato e questo non accade altrove.

Maria Mamone

Segretaria Nazionale SNALV – Confsal

Uno degli errori più gravi che si possa commettere sia nella vita che da dirigente sindacale, errore che chiude qualsiasi porta, è il non ascoltare per ignoranza. Se non si ha l’umiltà di informarsi, ma si preferisce non ascoltare e dare delle soluzioni che fanno comodo, è chiaro che i lavoratori si allontanano dal sindacato. Quello che io chiedo ai nostri dirigenti è proprio l’umiltà. È una parola dalle mille sfaccettature che significa ammettere le cose, ammettere di non avere ragione se è il caso, informarsi e istruirsi onestamente su qualcosa che non si conosce dicendolo chiaramente. Solo così il lavoratore si sentirà garantito e ritornerà da noi, altrimenti no. Bisogna inoltre considerare che è cambiato il contesto del lavoro e del lavoratore. Quest’ultimo non è più passivo davanti alle scelte degli altri anzi, tutto il contrario, e ha bisogno di avere delle interlocuzioni attive di pari passo. Ha bisogno di essere ascoltato, capito e di ricevere risposte competenti. Dire sempre e comunque: “hai ragione” è deleterio per tutti.

Rosario Meli

Segretario Regionale fnA – Confsal Sicilia

La mia visione del sindacalismo è molto romantica: deve essere fatto in prima persona, tra le persone, con le persone. Chiaramente, come tutte le strutture sindacali, viviamo un momento un po’ difficile per lo sconvolgimento socio-politico del nostro paese, ma abbiamo comunque una certezza: assieme ai lavoratori possiamo contribuire a migliorare la loro situazione. La Confsal è una struttura relativamente giovane nello scenario nazionale, ma grazie alla guida illuminata del segretario generale Cosimo Nesci, si sta affermando sempre più e in Sicilia, in particolare, abbiamo un’ottima crescita riuscendo anche ad essere un laboratorio da cui nascono esperienze felici. Purtroppo stiamo pagando lo scotto di una disaffezione generale nelle istituzioni, quindi bisogna fare un ulteriore sforzo per cercare di coinvolgere sempre più lavoratori. Non solo, dobbiamo aprire una interlocuzione seria con le istituzioni perché risolvano taluni aspetti legislativi che oggi mettono in ulteriore sofferenza i lavoratori. Pensiamo per esempio ai fondi europei su cui siamo in fortissimo ritardo. La programmazione reale per il fondo 2014/2020 dovrebbe essere già partita da due anni, invece i bandi sono fermi. Questo la dice lunga sulla lentezza della macchina regionale su risorse provenienti dall’Unione Europea.

Finella Mazza

Responsabile Zonale fnA – Confsal Santa Croce Camerina

Oggi i lavoratori hanno molte difficoltà da affrontare, quindi hanno bisogno di essere gestiti, protetti e guidati rispetto alle leggi e al datore di lavoro. Hanno bisogno di fatti concreti da parte del sindacalista che, infatti, non ha solo il compito di accogliere o discutere. È giusto, anzi fondamentale, riunirsi in assemblea per parlare tutti insieme, ma poi bisogna rispondere alle esigenze personali di ognuno. Per ottenere questo obiettivo, però, bisogna essere preparati, disponibili e tenere sempre presente di avere un rapporto diretto con persone che hanno bisogno di aiuto. Ne deriva che bisogna lottare perché non perdano mai la loro dignità.

Santo Torrisi

Segretario Provinciale Confsal Catania

È fondamentale l’analisi degli aspetti organizzativi nel contesto del territorio che rappresentiamo e in cui operiamo. Capire la nostra forza di penetrazione nel mondo del lavoro, così come le nostre debolezze, serve a stabilire la strategia migliore affinché il modello organizzativo cresca rispondendo ai bisogni attuali. In tale contesto il dirigente sindacale svolge una funzione chiave perché il modello organizzativo è vincente solo se affidato a un gruppo dirigente all’altezza del ruolo. Sono convinto che un dirigente sindacale, oggi, debba più che mai essere preparato. Deve avere una competenza specifica rispetto alle esigenze del lavoratore in quanto singolo, ma anche rispondere alle esigenze dell’intera categoria. Deve cioè rispondere a un sistema di servizi molto efficiente. Confrontarsi con il lavoratore è infatti solo una faccia della medaglia, occorre anche confrontarsi con i problemi di carattere generale di un settore, di un comparto, di un territorio. È questo l’aspetto della Confsal su cui dobbiamo porre maggiore attenzione per crescere, solo così riusciremo ad attrarre situazioni e contesti che oggi ci sono lontani per mancanza di competenze.

Giulia Puddu

Componente Segreteria Nazionale SNALV – Confsal

Il ruolo del dirigente sindacale cambia molto da regione a regione, lo constatiamo soprattutto durante gli incontri nazionali. Questo però non è un aspetto negativo, è giusto che sia così, perché il nostro territorio è diverso e ha esigenze e problemi diversi. Al di là delle differenze regionali, comunque, serve una squadra vincente e i presupposti per crearla ci sono tutti. In Sicilia, per esempio, siamo riusciti a creare un gruppo dirigente ottimale, capace di affrontare le sfide con il giusto spirito, per questo quando andiamo in altre regioni portiamo sempre la testimonianza dell’esperienza fatta in Sicilia. Ci piacerebbe che tutto il territorio rispondesse così. Abbiamo bisogno di questo spirito d’iniziativa, così propositivo da essere fucina di nuove idee vincenti, anche perché il nostro sindacato, a differenzia degli altri, ha una giovane età: siamo nati nel 2008 e siamo attivi dal 2010. Forse qualcuno lo considera un fattore negativo, ma per noi, invece, è un punto di forza perché siamo pronti ad affrontare in maniera diversa le problematiche dei lavoratori. Noi per primi siamo dei lavoratori e non veniamo pagati per il ruolo che svolgiamo all’interno del sindacato. Ci piace che la gente lo sappia e sicuramente grazie anche a questo, in così poco tempo, siamo riusciti a fare quello che gli altri non fanno più: i rappresentanti dei lavoratori. Forse, nel tempo, hanno perso quei valori che per noi sono invece fondamentali; forse sono rimasti legati a un passato che non c’è più o forse si sono lasciati coinvolgere un po’ troppo da un sistema che non è per i lavoratori.

Antonio Santonocito

Segretario Regionale SNALV – Confsal

Un buon dirigente sindacale deve assolutamente conoscere bene tutta la normativa sul diritto sindacale e sul diritto del lavoro. In una struttura come la nostra, snella e in cui si preferisce valorizzare la prima linea, il ruolo del rappresentante sindacale è strategico, seppure i protagonisti rimangono sempre i lavoratori. Non abbiamo necessità delle famose compatibilità politiche, quindi quello che dicono i lavoratori diventa l’elemento fondamentale su cui batterci per raggiungere gli obiettivi. Alla Confsal, per fortuna, non abbiamo limitazioni di tipo politico, ma legislative e morali e l’essere libero di agire a difesa esclusiva dei diritti e dei bisogni dei lavoratori rende necessario sapere interpretare questo ruolo. Formazione e rapporto con gli altri dirigenti sindacali diventano quindi strategici e fondamentali e oggi che le aziende sono affiancate da figure altamente specializzate, lo sono ancora di più. Il dirigente sindacale deve essere in grado di competere, in linguaggio e strategia e non battere i pugni sul tavolo come negli anni 60, perché altrimenti sarebbe fuori dalla storia.

Eugenio Gallo

Dirigente Sindacale Consfal

Oggi la necessità della lotta sindacale è più urgente rispetto a quella degli anno 60 o 70, improntata prevalentemente sulla lotta di classe che divideva il lavoratore dalla proprietà. Oggi non è urgente soltanto la difesa del lavoratore, ma anche la difesa del lavoro. Tra le priorità del sindacato occorre quindi mettere la difesa di coloro che sono in cerca di un’occupazione per la prima volta e di chi il lavoro lo perde e non è più un ragazzino.

Ovviamente i poteri in nostro possesso sono limitati, ma non possiamo esimerci dal fare da input nei confronti della classe dirigente. Spesso la politica è sorda perché distratta da diatribe e lotte di natura diversa, lo fa per tenere occupata la mente e i media su altri argomenti piuttosto che su quelli di primaria importanza. È più concentrata in lotte interne finalizzate a mantenere un potere e non a produrre realmente qualcosa di interessante. Noi però, non dobbiamo abbassare la guardia e non dobbiamo dimenticare che nella nostra azione siamo supportati anche da uno degli articoli della Costituzione italiana, il quale assegna un ruolo alla funzione sindacale. Già i padri costituenti volevano che ci fosse un input nei confronti dei governanti che, come diceva De Gasperi, devono scegliere cosa essere, perché “il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista pensa al prossimo futuro”.

Carmelo Coco

Responsabile Nazionale Enti Locali SNALV – Confsal

Competenza, responsabilità e disponibilità sono le caratteristiche imprescindibili per un buon dirigente sindacale. Competenza significa conoscenza degli strumenti che sono utili e necessari lì dove si opera; disponibilità significa dialogo permanente con coloro che si rappresenta, con il territorio e con la società; responsabilità significa conoscere ed essere autorevole. Solo queste caratteristiche ti aiutano ad essere vicino ai lavoratori e alle loro problematiche . All’aspetto professionale però va associato quello umano, pertanto occorre sempre ricordarsi che il lavoratore è soprattutto un cittadino e in questo senso deve essere tutelato, garantito, assistito e orientato nei confronti di tutti gli altri interessi e servizi. Contrattazione e servizi insieme, fanno della nostra Organizzazione un punto di riferimento sempre più importante per lavoratori sempre più numerosi.

Clemente Rocco Alifrago

Dirigente Nazionale fnA – Confsal

Il ruolo del dirigente sindacale è di gran peso perché opera nel campo sociale. Si è chiamati ad assistere i lavoratori, ma è impossibile farlo senza la giusta formazione. La nostra Organizzazione riesce a mettere in campo diversi servizi come il sostegno al reddito, l’ottenimento della social card o degli assegni familiari anche se, a volte, non tutti gli utenti, come per esempio i disoccupati, sanno che ci sono delle prestazioni a loro dedicate. Il nostro ruolo è quello di accompagnarli e formarli per cercare di individuare quale potrebbe essere il know how in un nuovo sistema lavorativo o in un nuovo impegno lavorativo.

Giuseppe Arceri

Segretario fnA – Confsal Piemonte

La prima difficoltà che deve affrontare un sindacalista è la mediazione. La negoziazione è necessaria sia tra le parti che tra colleghi dirigenti. Conosco bene la situazione piemontese dato che vivo e lavoro lì e devo ammettere che in Piemonte la situazione è particolare perché la cosiddetta triplice, Cgil, Cisl e Uil, la fa da padrone. La mia esperienza, comunque, dimostra che è possibile trovare il proprio spazio. Soprattutto durante i primi anni d’attività ho avuto molte difficoltà e subito ostruzioni per entrare nel tessuto sindacale regionale, ma la costanza paga e oggi la Confsal è tra i primi cinque sindacati più rappresentativi della regione in tema di servizi. Spero comunque, grazie anche alle preziose indicazioni dei colleghi siciliani, di contribuire sempre più all’affermazione del sindacato e sedermi presto al tavolo delle trattative anche per quanto riguarda questo settore. Per fare questo però, occorre anche superare un po’ di diffidenza da parete dei lavoratori.

In Sicilia infatti, ci si affida molto alla persona, mentre in Piemonte meno. In terra siciliana il fatto di metterci la faccia e di essere persone conosciute aiuta molto, in Piemonte, invece, devi dimostrare prima chi sei e poi riconoscono in teuna persona a cui potersi affidare. Esistono comunque importanti elementi comuni e che fanno della Confsal una grande famiglia: la nostra vicinanza alla gente, la nostra voglia di trattala sempre con un sorriso, la nostra voglia di essere efficienti.

Filippo Astone

Segretario Provinciale fnA – Confsal Catania

Uno degli obiettivi principali del nostro sindacato è differenziarci dalle altre organizzazioni ed è compito di chi ha una carica dirigenziale fare in modo che questo avvenga. Già nel 2008, al quarto congresso nazionale, dissi: “secondi mai a nessuno”. Credo che sia un aspetto fondamentale della nostra organizzazione, e devo dire, con molta soddisfazione, che grazie a tanta professionalità stiamo percorrendo la strada giusta. Sono convinto che il nostro punto di forza sia l’umiltà, perché tutti i rappresentanti all’interno della Confsal sono dei lavoratori e quindi sono capaci di calarsi nel problema ed essere al 100% con i lavoratori e per i lavoratori. Tante sono le problematiche da affrontare giornalmente, ma forse la più diffusa è lo sfruttamento del lavoro e la poca tutela dei diritti. La dignità nel lavoro è ciò che ad oggi manca maggiormente.

Antonina Recupero

Segretaria fnA – Confsal Messina

Il dirigente sindacale è colui che permette a tutta la Federazione di potere organizzare le idee nel campo del lavoro, della difesa del lavoratore e dei contribuenti tutti. Chi ricopre questo ruolo deve essere a disposizione in modo professionale, senza mai lasciarsi sottomettere da nessuno, anzi, proprio l’opposto: deve sapere aggregare e costruire qualcosa di positivo. Oggi è molto difficile fare il sindacalista soprattutto se si è autonomi come noi, perché non solo non veniamo invitati a partecipare alle riunioni, ma siamo letteralmente spintonati o buttati fuori dalle strutture parallelamente legate alla cosiddetta triplice. Succede sempre, nonostante noi abbiamo i nostri iscritti da rappresentare.

Franco Cupane

Segretario Zonale SNALF – Confsal Catania e Calatino

Fare il sindacalista è complesso. Oltre la coltre di norme e trattative, occorre infatti considerare che il lavoratore è spesso informato e disinformato allo stesso tempo. Si affida alla tecnologia senza però riuscire a distinguere ambiti e problematiche e spesso si trova davanti a informazioni errate o parziali. Il ruolo del dirigente sindacale diventa quindi indispensabile e delicato allo stesso tempo, in quanto deve dialogare con i lavoratori e fornirgli risposte chiare e concrete. Le problematiche da affrontare sono tante e oggi sono addirittura messi in discussione quelli che dovrebbero essere i pilastri del mondo del lavoro: esercitare con dignità ed essere retribuiti per farlo. Si cerca di fare passare per lavoro ciò che non è e, in tale contesto, l’organizzazione sindacale dovrebbe fare da anello di congiunzione tra il datore di lavoro e la norma. È questo ciò a cui punta la Confsal e che la differenzia dai vecchi sindacati, ormai appiattiti e da anni al lavoro solo per la difesa di qualche poltrona.

Giuseppe Milazzo

Responsabile Formazione Professionale Sicilia SNALS – Confsal

Il settore della formazione professionale ha subito un taglio notevole da parte del governo regionale. Questo non solo non ha erogato i finanziamenti necessari, non ha neanche progettato alcunché per il futuro, facendo sì che gli enti di formazione fossero praticamente costretti a licenziare quasi 4 mila persone. Il sindacato è intervenuto in loro difesa, al fine di attivare almeno degli ammortizzatori sociali intanto che si lavora per rimettere in moto tutta la macchina. Purtroppo però la politica sembra rimanere sorda. Stiamo pressando molto per aiutare i lavoratori nella speranza che le nostre parole non si perdano a lungo nel vento.

Giovanna Mainenti

Direttrice Provinciale Epas Ragusa

Non amo apparire in prima persona, ma lavoro dietro le quinte, perché credo che l’umiltà sia un bene prezioso. Il nostro compito è quello di aiutare gli altri e questo significa stare al proprio posto e dare risposte. Sono convinta che se occupiamo posti di rilievo dobbiamo ringraziare la gente che si rivolge alla nostra struttura, quindi dobbiamo sempre ricordarci di essere gentili e riconoscenti con i lavoratori e non pretendere nulla da loro per il servizio che offriamo. Bisogna proporre professionalità e soluzioni concrete senza pensare al proprio tornaconto, ma a quello di chi ci ha chiesto una mano perché in difficoltà. Quando si segue una pratica per anni, comunque, si aspetta l’esito con la stessa ansia del soggetto intestatario, perché quel problema, in qualche modo, diventa anche proprio.

Sandra Giacchi

Operatrice Patronato Epas – Confsal Pazzallo

Lavorare a contatto con la gente significa metterci tanto impegno. Ogni giorno riceviamo tante richieste, perché le esigenze sono tante ed eterogenee, dalla social card al calcolo del reddito, passando per la richiesta della pensione, ma sono orgogliosa di potere dire che riusciamo a soddisfarne molte. È un lavoro delicato, a volte lungo, ma che regala grandi soddisfazioni umane.

23 luglio 2016

L’intervento di Eliana Torrisi

Oggi più che mai il lavoro è in continuo cambiamento, nei suoi contenuti professionali, nella struttura dell’offerta, nelle tradizionali relazioni industriali, nella sicurezza dello stato sociale.

Di fronte a questi cambiamenti anche il sindacato incontra notevoli difficoltà e deve sapersi rimettere in discussione e rivestire nuovi vesti.

Ai suoi inizi confuso con tutti gli altri movimenti di protesta e di emancipazione, non tarda a configurarsi come centro di riferimento di interessi precisi legati al lavoro e alla sua tutela.

Il sindacato nasce proprio per effetto di quei mutamenti nella struttura del sistema economico-produttivo e sociale.

Importante diviene il concetto della solidarietà. Quest’ultima spinge i lavoratori ad associarsi. Ma la solidarietà non è solo un valore personale ma anche sociale ed economico: siamo convinti, e penso di poter parlare a nome di tutta la FNA, che senza solidarietà non sia possibile nemmeno un ordinato ed efficiente sviluppo.

Il primo e più importante dei valori del sindacato, e in particolare della FNA, dello SNALV e delle federazioni qui presenti, è il lavoro, la sua dignità, il suo significato sociale. Il lavoro è una dimensione fondamentale della vita delle persone, un modo sicuro per essere a pieno titolo cittadini e uomini liberi. Il grado di civiltà di una società si misura da come il lavoro viene considerato, praticato, distribuito, premiato, e il sindacato continua ad essere quell’insieme di uomini e di donne che si organizzano per evitare l’umiliazione del lavoro e l’esclusione da esso di tanta gente.

In un paese come il nostro l’occupazione resta sempre l’obiettivo primario. A questo fine l’efficienza, la competitività, la produttività del sistema e delle imprese diventano obiettivi anche del sindacato, non più quindi copertura dello sfruttamento ma cammino nel progresso. Il sindacato non può perdere il suo carattere conflittuale tipico dei primi albori, ma deve collocarsi anche come interlocutore delle politiche economiche e delle politiche aziendali per sostenere il reddito, l’occupazione, lo sviluppo.

In un sistema di relazioni sindacali basato sull’adesione libera e volontaria dei lavoratori al sindacato è ragionevole assumere gli andamenti della sindacalizzazione come misura della forza del sindacato e del consenso complessivo registrato. Occorre, pertanto, impostare specifiche politiche di proselitismo e tesseramento volte a creare incentivi finalizzati all’adesione sindacale (incentivi di natura simbolica volti a creare un’identità collettiva ed incentivi più individuali volti a soddisfare i bisogni e le esigenze degli iscritti). Questi incentivi utili per promuovere la volontaria adesione al sindacato costituiscono l’essenza delle politiche di proselitismo.

Inoltre, e forse soprattutto, il lavoratore che aderisce al sindacato cerca un ambiente di vita ricco di relazioni umane gratificanti, di testimoni credibili, di un tessuto comunitario ricco di senso.

I dati sulla sindacalizzazione esprimono il grado di soddisfazione dei lavoratori rispetto a tre tipi di esigenze diverse, anche se molto intrecciate tra loro:

a. l’adesione all’insieme degli obiettivi e risultati dell’azione sindacale;

b. il gradimento per l’insieme dei vantaggi specifici (sia simbolici che concreti) riservati o differenziati a favore degli iscritti (con politiche di proselitismo e tesseramento);

c. l’inserimento in un tessuto di relazioni comunitarie locali, fatte di amicizie, affetti, stima, che danno senso e tono al proprio impegno sindacale e, più in generale, alla propria vita di relazione.

Ma la forza, la risorsa del sindacato come in ogni grande azienda è sempre il capitale umano, la risorsa umana. Le organizzazioni operaie, il movimento dei lavoratori e il sindacato si sono sviluppati e hanno scritto pagine gloriose di lotta sociale e arricchito la vita democratica, grazie soprattutto all’impegno dei suoi militanti e dei suoi dirigenti.

I militanti e i dirigenti hanno promosso l’associazionismo laddove non c’era, spesso pagando duramente di persona la propria attività con il licenziamento, la repressione, il bando. Hanno avuto la pazienza di costruire a poco a poco l’organizzazione in mezzo alla sfiducia, alle sconfitte, agli egoismi, agli alti e bassi delle vicende sociali. Hanno portato in mezzo alle masse l’idea della dignità del lavoratore, la convinzione che era possibile cambiare le cose, la speranza in un futuro di libertà e di giustizia.

Se è stato storicamente possibile superare la condizione di oppressione e di inferiorità della classe lavoratrice lo si deve ad un’imponente azione collettiva che ha costituito la più importante esperienza di solidarietà sociale dell’ultimo secolo. Ma ciò non si sarebbe realizzato se le idee non si fossero diffuse con l’esempio e con l’azione, se non fossero avvenute innumerevoli lotte per il lavoro nelle fabbriche, nelle campagne, nelle aziende e nelle categorie, se non ci fosse stato un lavoro quotidiano di propaganda e di organizzazione che ha fatto del sindacato una grande realtà espressiva della volontà dei lavoratori. Il militante e il dirigente sindacale hanno svolto di frequente, nel luogo di lavoro o nell’ambiente in cui erano collocati, una funzione preziosa, insostituibile, determinante per questo processo. Spesso queste figure si sono identificate totalmente con la causa del lavoro, mettendo questo al di sopra di tutto, dedicandovi il meglio delle proprie energie, in una visione di assoluto altruismo. Essi sono stati una vera avanguardia perché spesso i lavoratori erano disattenti, passivi e egoisti e occorreva orientarli, guidarli, mettersi davanti a loro per aprire il cammino e indicare le conquiste progressivamente possibili.

La militanza, soprattutto una volta, era fatta dagli stessi operai, per nulla diversi dai lavoratori che rappresentavano, salvo che per una maggiore coscienza a favore della causa comune.

L’ultimo «modello» di militante che abbiamo avuto è quello degli anni Settanta. Si tratta di un modello che ha avuto il suo momento di gloria ma certamente non è più adeguato all’oggi.

Manca un’idea sufficientemente robusta di che cosa dovrebbe essere il militante e il dirigente oggi, che caratteristiche dovrebbero avere, attraverso quali percorsi potrebbero formarsi, quale ruolo dovrebbero assumere nella situazione odierna.

E’ sicuramente indubbio che oggi il loro compito si presenta più confuso e difficile. Oltre il profondo cambiamento avvenuto nello scenario economico il più importante è a livello umano. Un cambiamento che tocca più direttamente e personalmente il militante /dirigente e che riguarda la coscienza stessa della classe lavoratrice. È qui che forse è avvenuto il cambiamento maggiore.

Il lavoratore non si sente parte di un soggetto collettivo, ma al contrario tende sempre di più ad affermare la propria soggettività.

Sia che si usino termini più negativi (egoismo, individualismo, narcisismo) sia che se ne usino di più positivi (ricerca del sé, autonomia dell’io, sviluppo della personalità, soggettività) il problema rimane comunque quello di una forte affermazione e distacco dell’individuo singolo rispetto al collettivo ed al sociale.

Anche il sindacalista è investito da questo processo. Lo è innanzitutto personalmente perché anche lui subisce la stessa metamorfosi, e più che un rappresentante collettivo è un singolo individuo con le sue idee e le sue capacità.

L’identità è oggi probabilmente il problema più avvertito a livello delle persone come a livello del dirigente.

La società complessa si presenta come un insieme segmentato e articolato di mondi a sé stanti. Gli studiosi parlano di una «pluralità di mondi di vita sociale» fra cui ogni singolo deve continuamente scegliere. Non esiste più infatti un universo simbolico comune in grado di unificare e dare senso.

In questo contesto l’agire dell’uomo è spesso identity-oriented (rivolto a definire e rafforzare la propria identità); l’agire tende a sfruttare le diverse occasioni, rispondendo maggiormente ad una logica strumentale. Purtroppo anche il sindacato ne viene investito, con un processo di depotenziamento di significato, esso tende sempre più ad esser considerato per la sua utilità piuttosto che per le sue finalità sociali.

Il problema del sindacato e del sindacalista è come rispondere a questo processo in atto, come «ricostruire» un’esperienza sociale e collettiva.

In altre parole alla realtà omogenea della classe lavoratrice di ieri era più immediatamente proponibile l’organizzazione collettiva; oggi che invece l’esperienza dei lavoratori e delle persone è molto più differenziata e soggettiva quale forma di organizzazione collettiva si può proporre? il sindacato è capace di cogliere e di rispondere a questa nuova sfida?

la società tende spesso più a dividere che a unire, in un certo senso il «sociale» va costruito ed è questo un compito imponente per il sindacato.

Un sindacato che guardi al futuro ha bisogno di rivisitare il proprio patrimonio etico. Un’etica basata solo sul no all’ingiustizia rischia di essere insufficiente ed inadeguata; occorre ad esempio un’etica più esplicita della cosa pubblica, una ridefinizione dell’etica del lavoro, un’etica che dia più risalto al valore della persona, un’etica nei confronti della natura, un’etica più internazionale.

Il vantaggio della FNA è di essere radicato nelle realtà concrete e di avere un’organizzazione e dei fini generali; può dunque costituire un tessuto importante d’appoggio per la migliore espressione di tante piccole realtà di base.

In questo scenario sicuramente la FNA, grazie alla capacità, intuizione, sinteticità del nostro segretario Cosimo Nesci, è stata quell’organizzazione sindacale nel panorama italiano che più di tutte ha capito l’evolversi della società e del mondo del lavoro mettendo su un modello organizzativo efficace ed efficiente ai cambiamenti che ha consentito il radicamento della FNA nel territorio. Ma oggi anche questo modello deve confarsi ai nuovi scenari.

Ciò di cui la nostra FNA e le federazioni promosse hanno bisogno, a mio avviso, sono delle persone eticamente motivate, culturalmente preparate, socialmente sensibili, in grado di essere punto di riferimento propositivo nelle diverse realtà. Esse non devono solo sostenere delle linee politiche, ma dovrebbero essere di esempio nell’ambiente, innanzitutto con la propria vita.

Bisogna essere consapevoli che la formazione di nuovi sindacalisti costituisce oggi un impegno prioritario ed urgente di tutte le strutture sindacali della FNA. Non sarà possibile che il sindacato risponda ai grandi interrogativi aperti se non saremo capaci di formare una nuova leva di dirigenti che saranno gli artefici del futuro sindacalismo.

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Isee 2016: scopri le nuove direttive

Con la riforma dell’ISEE cambiano anche le fasce ISEE di riferimento per il 2016, per l’accesso alle agevolazioni e prestazioni assistenziali: eccole.

Con la riforma dell’ISEE sono cambiate anche le fasce di riferimento per usufruire di agevolazioni e prestazioni assistenziali. Per potervi accedere è necessario calcolare il proprio reddito ISEE richiedendo la DSU (Dichiarazione Sostituiva Unica) attestante il reddito familiare e la relativa fascia ISEE 2016 di appartenenza. La fascia ISEE 2016 di appartenenza può essere calcolata rivolgendosi ai CAF convenzionati o direttamente all’INPS fornendo informazioni circa il proprio reddito, di qualsiasi natura esso sia, e lo stato patrimoniale della propria famiglia.

Riforma ISEE

Il nuovo ISEE, lo ricordiamo, presenta tra le principali novità l’inclusione di molti redditi finora esclusi dal calcolo, quali i redditi esenti, quelli figurativi degli immobili non locati e delle attività mobiliari, gli assegni di mantenimento per separazione o divorzio o per figli, pensioni, trattamenti assistenziali, previdenziali e indennità per una quota del 20% fino ad un massimo di mille euro. Riportiamo di seguito le fasce di reddito ISEE per il 2016.

I fascia ISEE

Rientrano nella prima fascia ISEE 2016 i seguenti scaglioni di reddito:

  • 1 componente: equivale al parametro 1,00 ISE = 10.632,94 euro – ISEE= 10.632,94 euro;
  • 2 componente: equivale al parametro 1,57 ISE = 16.693,71 euro – ISEE= 10.632,94 euro;
  • 3 componente: equivale al parametro 2,04 ISE = 21.691,19 euro – ISEE= 10.632,94 euro;
  • 4 componente: equivale al parametro 2,46 ISE = 26.157,02 euro – ISEE= 10.632,94 euro;
  • 5 componente: equivale al parametro 2,85 ISE = 30.303,87 euro – ISEE= 10.632,94 euro.

II fascia ISEE

Rientrano nella seconda fascia ISEE 2016 i seguenti scaglioni di reddito:

  • 1 componente: equivale al parametro 1,00 ISE = 21.265,87 euro – ISEE= 21.265,87 euro;
  • 2 componente: equivale al parametro 1,57 ISE = 33.387,42 euro – ISEE= 21.265,87 euro;
  • 3 componente: equivale al parametro 2,04 ISE = 43.382,38 euro – ISEE= 21.265,87 euro;
  • 4 componente: equivale al parametro 2,46 ISE = 52.314,05 euro – ISEE= 21.265,87 euro;
  • 5 componente: equivale al parametro 2,85 ISE = 60.607,74 euro – ISEE= 21.265,87 euro

Maggiorazioni

Si applicano inoltre le maggiorazioni per ulteriori componenti, presenza figli minorenni o nuclei con un solo genitore o che entrambi i genitori svolgano attività d’impresa:

  • 0,35 per ogni ulteriore componente, per gli studenti che hanno conseguito il diploma di maturità con Lode;
  • 0,2 nucleo con figli minori e un solo genitore;
  • 0,5 per ogni componente con handicap psicofisico permanente, o con invalidità superiore al 66%;
  • 0,2 per nuclei familiari con figli minori, per quelli in cui entrambi i genitori svolgono attività di lavoro e di impresa per almeno sei mesi nel periodo cui fanno riferimento i redditi della DSU.